
Reale è ciò che s’impone. Ce lo insegnano le baccanti e i tribunali. L’amore come atto libero, ben longinquo da essere realmente tale, ne costituisce la favola rassicurante. Agli occhi dell’osservatore più acuto (vale a dire a quelli del poeta), pare che il miele (che egli pure assapora con gli occhi) si faccia acre come non mai. Amare è lex non scripta. Al malcapitato non è dato sottrarsi, se non per poi venirne travolto con forza maggiore di prima. Non è dato fuggire da Dioniso, insegnò Euripide. Il placido Burkert: «La costituzione umana include programmi biologici riguardanti l’ansia e la fuga, più antichi della specie umana […], correlando minaccia, allarme, inseguimenti, fuga, e l’espediente di abbandonare […]». Il furfante, però, verrà presto braccato.
Veniamo alla stanza degli amanti. Qui si fiuta «quel disordine che denuncia la presenza della musa», come Puškin ebbe a dire. Eppure il disordine in questione dà ordinamento, ergendosi a fonte del diritto cosmico. L’amante è soggetto alle esecuzioni che egli stesso si dà, annunciandosi come boia e rinunciando ad ogni difesa. Su di un letto la verità è compiuta. È sulle lenzuola ch’essa scrive, si scrive e vi si iscrive, inchiostrandole. Verità e amore sono stilografici. E si servono di validi inchiostri. L’amore fa acqua da tutte le parti, maculando i panni da letto e scrivendovi sopra con arte. «Unire carne e idee, questo voglio anche da un rapido abbraccio. […] Questo voglio dalla donna con cui vado: non i suoi soli umidori ma anche, ripeto, che si parli a letto del problema della verità», scrive Manlio Sgalambro. L’amore è ab-solutus, in quanto sciolto per sua natura da tutto ciò che non è esso stesso; gli appartiene la medesimezza che si predicò del divino. Esso segue «il ritmo segreto delle catastrofi» (Benn), ma lo fa con estrema grazia. Inno a colui che baciò bocca «tutto tremante» e a colui che coglie ancora i «capei» che di Laura furono «sparsi».
«Uno speciale segno ansiogeno è l’occhio che fissa», ci ricorda ancora Burkert. Si pensi, allora, allo sguardo degli amanti: come Titiro dà pace e come una belva esagita e perturba.