Figlia,
Figlia che corri al tuo prato, figlia che piangi sul letto. Figlia che mangi, figlia che corri, figlia che stringi. Figlia ogni volta che perdi. Figlia che dimezzi il sorriso. Figlia che abusi della rinuncia. Figlia che viaggi; e lo fai da ferma. Figlia quando ti volti. Figlia chiassosa, rumorosa. Figlia che nutri le stanze; di parole per le mie assonanze, di abbracci tremanti, di speranze. Figlia quando posi su rami spezzati. Figlia che giochi dietro al cespuglio; figlia ogni volta che tuoni e ti penti. Figlia quando ti abbandonerai al silenzio di chi verrà ad amarti. Figlia, forse avrai vent’anni e vestirai ancora il tuo bianco. Passeranno giorni in cui i tuoi occhi non vedrò, ché non li hai ancora. Eppure, un giorno, ti diranno: «Tuo padre t’amò tanto, anche quando non ti era ancora padre». Figlia affamata. Ti insegneranno gli amici, ti tradiranno feroci, verranno parole aguzze. Ti mentiranno alla soglia e, che Dio non voglia, proprio di notte aggrediranno i tuoi sogni. E tu non temere, nel sonno non tremare; ché, ad ogni tuo sussulto, un fetore di tabacchi orientali ti giungerà al fiuto. E, quando t’avranno punto, correrò a dirti che no, non è nulla. Ché ti sarò eterna culla. Ed eterno è il nome che non hai, che eppure sei. Guerriera dal cuore deluso, dall’occhio offeso dal crocchio. Dolcissime notti possa darti il tempo.